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IMMIGRAZIONE

 

I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta, rispetto a molti altri Paesi europei. È importante conoscere dimensioni e caratteristiche di questa parte della popolazione e comprenderne il livello di integrazione, soprattutto sul piano dell’accesso al mercato del lavoro.

 

Al 1° gennaio 2023, risiedono in Italia circa 5 milioni di cittadini stranieri che rappresentano l’8,7% del totale dei residenti. Rispetto all’anno precedente, sono aumentati di 111 mila unità (+2,2%). L’incremento dovuto al saldo naturale è di circa 43 mila individui, quello dovuto al saldo migratorio di circa 286 mila, mentre 214 mila sono gli stranieri che nel 2022 hanno acquisito la cittadinanza italiana (+76,9% rispetto al 2021).

 

Nel 2022, prosegue la diminuzione delle nascite di bambini stranieri (53 mila nati, rispetto ai 57 mila del 2021), aumentano le iscrizioni anagrafiche dall’estero (336 mila, rispetto alle 244 mila del 2021) e diminuiscono le cancellazioni anagrafiche per l’estero (51 mila, rispetto alle 64 mila del 2021).

 

All’inizio del 2023, in Italia, sono regolarmente presenti 3.727.706 cittadini non comunitari, il 60% dei quali ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2022, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono quasi 449 mila, con un aumento dell’86,0% rispetto al 2021, dovuto in larga parte alla crisi dei rifugiati provenienti dall’Ucraina a causa della guerra. Per tale ragione, nel 2022 le motivazioni prevalenti dei nuovi ingressi sono state le richieste di asilo e protezione internazionale (45,1%), passate da circa 31 mila a oltre 200 mila (+556,0%), seguite dai ricongiungimenti familiari (28,1%) e dai motivi di lavoro (15,0%), in sensibile crescita, rispetto al 2021 (+32,2%).

 

Nella partecipazione al mercato del lavoro permangono ancora delle differenze tra italiani e stranieri. Nel 2023, il tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni cresce meno intensamente, rispetto a quello degli autoctoni (rispettivamente +0,8 punti percentuali e +1,5 punti), tornando ad allontanarsi dal valore degli italiani della stessa fascia d’età (65,1%, contro 66,4%). Il tasso di disoccupazione, invece, diminuisce maggiormente per gli stranieri (-0,7, rispetto a -0,4 punti degli italiani), i quali continuano tuttavia a presentare un valore dell'indicatore significativamente più elevato (11,3%), rispetto a quello degli autoctoni (7,2%). Il tasso di inattività (15-64 anni) per gli stranieri (30,5%) resta invece inferiore, rispetto a quello degli autoctoni (33,6%), con differenze più marcate nel Mezzogiorno.

Fonte: Istat 2024 - https://noi-italia.istat.it

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